Il libro “tempi persi”, Guida editore, pubblicato in questi giorni, che raccoglie i contributi di Sergio Locoratolo sul Corriere del Mezzogiorno e Corriere Economia dal 2008 al 2013 è una occasione preziosa per riflettere sul passato, guardando all’oggi ma soprattutto al futuro, di Napoli e della Campania.
La prima riflessione, leggendo il libro, riguarda l’amara costatazione che, come recita anche il titolo, tutti i nodi sollevati in questi anni da Locoratolo, sulle scelte amministrative, la politica il necessario rinnovamento dei partiti, sono ancora lì e aspettano risposte. La seconda riflessione è che, pur nella diversità di approcci, nè il “fumo rivoluzionario” del Sindaco arancione De Magistris, né l’apparente pragmatismo pacato del governatore Caldoro, hanno saputo affrontare i principali nodi che riguardano lo sviluppo ed il rilancio della città e della regione. Spesso le difficoltà dell’uno e dell’altro si sono anche intrecciate in un perverso “sinergismo” distruttivo, basti pensare ai traporti, a Bagnoli o alla vicenda del Forum delle Culture. E bisogna dirlo con chiarezza: non tengono le considerazione sulla situazione pregressa e sull’eredità negativa delle giunte di centrosinistra che hanno governato Napoli e la Campania in precedenza. La città, vive un degrado materiale (condizione stradale, sporcizia, verde pubblico etc) ed una separatezza tra istituzioni e cittadini che mai si era visto anche negli anni precedenti. Così come la Regione, per fare un esempio, sulla Sanità, al netto della situazione finanziaria e del commissariamento, avrà anche annullato il deficit ma a che prezzo ? Si è smarrita in questo settore qualunque ipotesi di riforma : la mancata riorganizzazione delle reti assistenziali da quella dell’emergenza a quella oncologica (gli annunci di questi giorni arrivano in questo ultimo caso dopo enormi ritardi rispetto a delibere di indirizzo e a decreti nazionali), le lungaggini sull’Ospedale del Mare, le condizioni dei nostri presidi ospedalieri rispetto al rinnovo tecnologico, il mancato riequilibrio ospedali/territorio, il mancato ridimensionamento di un privato ipertrofico, tanto per fare degli esempi.
La terza riflessione è che le difficoltà del PD campano, incalzato spesso da Locoratolo nei suoi articoli, sono tutte lì e nonostante il ciclone Renzi, confermano la specificità di un gruppo dirigente regionale e cittadino che non hanno saputo rinnovarsi, soprattutto nelle pratiche oltre che negli uomini e donne che lo guidano. I risultati delle ultime elezioni amministrative ce lo ricordano con chiarezza. IL PD in Campania che aveva beneficiato, anche se meno che in altre regioni, dell’effetto Renzi nelle elezioni Euopee, accusa sconfitte e difficoltà nel voto amministrativo, al netto di alcuni risultati importanti e simbolici come ad esempio Casal di Principe. E le difficoltà sono tutte legate a come si è arrivati a selezionare i candidati sindaci, e le alleanze per le elezioni e dunque ai gruppi dirigenti provinciali e regionali del partito democratico. Senza tralasciare che, unici in Italia, né il PD di Napoli né quello della Campania hanno completato la nomina degli organismi dirigenti. Eppure se non ora quando ? Se non si sfrutta ora il vento di cambiamento che ha impresso Renzi nel PD, rinnovando a tutti i livelli una intera classe dirigente e soprattutto ridando speranza e personalità ad un partito smarrito dopo le ultime elezioni politiche, rischiamo di arrivare impreparati per i prossimi appuntamenti delle elezioni regionali del 2015 e di quelle Comunali del 2016. Soprattutto, in un elettorato mobile e che oramai sceglie molto meno in base ad una appartenenza consolidata ad un campo politico, come riannodiamo il rapporto tra il partito democratico e la società napoletana e campana, così logorato negli ultimi anni ?
Ne parleremo Lunedì 16 alle ore 18,00 presso l’ Università telematica Pegaso in Piazza Trieste e Trento oltre che con l’autore, con il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, con il direttore del Corriere del Mezzogiorno Antonio Polito, con il deputato PD Guglielmo Vaccaro, con Paolo Macrì che ha scritto l’ introduzione al libro e con Marco De Marco che del Corriere del Mezzogiorno è stato direttore negli anni coperti dal libro di Locoratolo.