Il Blog di Alfredo Budillon

mercoledì, febbraio 18, 2009

Veltroni fugge ancora una volta di fronte alle responsabilità


Non mi associo a quanti in queste ore plaudono al gesto di Veltroni come dignitoso e di grande esempio politico. E’ la seconda volta che Veltroni di fronte a responsabilità politiche pesanti , più che assumerne fino in fondo le conseguenze, fugge, utilizza la scorciatoia più facile ed ad effetto. Lo fece anche nell’imminenza della sconfitta politica del Centrosinistra da segretario dei DS quando abbandonò la nave prima del tempo per candidarsi a Sindaco di Roma, celebrando in grande stile la sua vittoria sulle macerie del centrosinistra che intanto perdeva alle politiche. Lo ha fatto ancora una volta ieri, quando tutti e tutto gli consigliava dopo il bel gesto di mantenere il PD fino alle elezioni tra qualche mese. Questo sì sarebbe stato un sacrificio politico di responsabilità. Traghettare in questi mesi difficili tenendo insieme la baracca per poi lasciare. Lo ha fatto con grande dignità Fassino nei DS portandoli allo scioglimento. Avrà pensato che abbandonare ora significa poter giocare ancora un partita rifacendosi una verginità politica (non subito certo) a differenza di quanto avrebbe potuto fare dopo aver gestito il momento più difficile del PD e averlo portato al Congresso. Un Congresso dove - mi auguro- dal basso verrà la spinta per un vero ricambio generazionale. Questo è quello che penso in modo crudo,. Conoscendo la storia politica di Veltroni non votai per lui in quelle finte primarie che lo consacrarono segretario. E sostenni il giovane Letta come ho scritto nell’ultimo post. Nel merito credo che il PD paghi l’idea non tanto di un partito a vocazione maggioritaria –idea probabilmente condivisibile guardando agli altri paesi europei- quanto che per perseguire questo obiettivo si annacqui l’identità di forza politica riformista di sinistra. L’ho scritto qualche giorno fa : gli elettori vogliono coerenza di comportamento e idee/progetti chiari con scelte di campo , lo fanno Obama e i democratici americani in queste ore, la copertina dell’ultimo numero di Times mette il faccione di Karl Marx e News week parla di un ritorno al “socialismo” inteso nel senso migliore come ritorno della politica e delle Istituzioni nel governo del Mercato e nella difesa dei diritti di tutti ma soprattutto di quelli che questi diritti non li hanno, i più deboli, quelli che con questa crisi economica pagano il prezzo più alto. E allora che senso ha l’equidistanza rispetto allo sciopero della CGIL. O ancora la mancanza di una chiara presa di posizione sulle questioni più eticamente sensibili. Va bene ricercare un alto e decente compromesso laico tra sensibilità diverse come la Bindi e la Pollastrini fecero sui DICO, ma non a costo di perdere grandi pezzi di consenso- e di elettorato- che non vota Berlusconi –con gli elettori di Berlusconi la partita è persa- piuttosto restano a casa. In Sardegna il 35 % degli elettori è rimasto a casa !

sabato, febbraio 14, 2009

Perché non mi riconosco più nell’area “Letta” del PD


Ho partecipato con entusiasmo e convinzione alle primarie del PD nell’Ottobre del 2007 sostenendo Enrico Letta e candidandomi nelle liste da lui ispirate all’Assemblea Nazionale del PD dove venivo perfino eletto. Pur venendo da un storia politica molto diversa mi sembrava una scelta innovativa e non solo generazionale. Attorno a Letta infatti si era realizzato un vero rimescolamento con sostegni trasversali, basti pensare a Gianni Pittella di storia socialista attuale capogruppo PD al Parlamento Europeo , o Umberto Ranieri, ex sottosegretario agli esteri con Prodi, che veniva dal PCI o qui a Napoli Eugenio Mazzarella, già preside della Facoltà di Lettere e tra i fondatori in città di Alleanza Democratica. E proprio a Napoli la scelta di Letta rappresentava una rottura con la candidatura alla segreteria regionale proprio di Mazzarella, opposto al candidato di Bassolino e De Mita. E in questi mesi con la fondazione dell’associazione 360 gradi e con i convegni da questa organizzati quella scelta mi continuava a convincere, pur non essendomi poi iscritto al PD ho mantenuto rapporti se pur meno stretti, con quanti intorno a Letta avevano immaginato un PD più coraggioso e con idee nuove e convincenti all’altezza di una situazione molto difficile, nazionalmente e soprattutto qui a Napoli. Due scelte di Letta proprio in questi giorni però mi hanno convinto a interrompere questo, oramai labile, legame con il gruppo a lui legato all’interno del PD e con l’associazione 360 gradi: innanzitutto la scelta non privata - e dunque legata ad una scelta individuale assolutamente comprensibile – ma annunciata sulla stampa -a marcare dunque una precisa scelta di campo- di sostenere la legge voluta dal centrodestra sulla vicenda di Eluana Englaro, in modo particolare sulla nutrizione e idratazione forzata; la seconda scelta anche questa significativa e con una presa di posizione pubblica, di non partecipare alla manifestazione della CGIL contro le “non” scelte di politica economica del Governo. Non contesto la libertà di coscienza di Enrico Letta da cattolico –anche se molti cattolici PD facevano scelte diverse (Marino, Bindi, Tonini etc.) – di votare secondo i propri convincimenti , piuttosto di prendere una posizione pubblica così netta in una fase così delicata e avendo lui la responsabilità di rappresentare i molti che alla sua “area” politica si sentivano legati. Sulla manifestazione della CGIL poi , al di là del merito, in un momento in cui il governo persegue l’obiettivo politico della rottura dell’unità sindacale e in una situazione di profonda crisi economica non ha uno straccio di strategia, la scelta di Letta sembra marcare, come molti altri , una posizione centrale in vista di futuri equilibri politici nel PD. Il punto è che i simpatizzanti e gli elettori del PD sbandati e delusi , in questa fase vogliono ben altro, vogliono parole chiare, scelte nette e coerenti e non “equilibrismi”….


 

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